Pornografia “etica” e giovani: la nuova frontiera per rendere accettabile una vera e propria tossina. È facile oggi imbattersi in articoli e contenuti che parlano della Pornografia “Etica”. Si tratterebbe di una pratica che prevede per l’immensa industria del porno (perché ricordiamolo, sempre di aziende e monetizzazione si parla) stipendi più equi, rispetto del punto di vista femminile, produzioni che rivendicano di essere esplicitamente femministe.
Lascia quantomeno attoniti leggere di rispetto del punto di vista femminile, quando anche solo in Italia troviamo moltissime testimonianze di attrici che hanno subito e subiscono tuttora violenza durante le riprese[1]. Leigh Raven e Riley Nixon sono solo due delle ultime partecipanti a questi film che denunciano violenze brutali ben oltre ciò che loro concedono in fase di contratto.
Sarebbe lecito chiedersi: come può una pratica come quella della pornografia, che mira esplicitamente all’uso della donna come oggetto per stimolare il piacere, diventare “rispettosa della femminilità”? Sembra piuttosto un tentativo politically correct per legittimare la pornografia etica stessa, renderla socialmente accettabile, estrapolarla dal “tabù” per renderla quotidiana compagna delle nostre abitudini.
Anche l’idea stessa di “produzioni femministe” rimane un concetto che mira a legittimare la pratica del porno “etico”, ma che in fondo altro non è che un sistema di mascheramento. In un famoso studio americano[2] si mostra come il 95% dei partecipanti a questi video (quasi tutte donne) era indifferente all’abuso o sembrava reagire con piacere. Molto lontano dal femminismo quale movimento diretto a conquistare per la donna la protezione e la parità dei diritti nei rapporti civili.
La domanda da porsi è: basta una definizione a mascherare migliaia di video in cui si perpetua il suo diretto contrario?
Sempre nell’ottica della pornografia etica, troviamo iniziative che mirano a fare il contrario di quanto si sia fatto fino ad ora: al posto di impedire ai giovani di entrare in contatto con i contenuti pornografici, si tenta di avvicinarli grazie a programmi come quelli americani, chiamati “porn literacy”: incontri per fornire agli adolescenti strumenti per maturare uno spirito critico rispetto ai contenuti pornografici. In sostanza, non si punta ad allontanare i giovani dal porno, ma avvicinarli in modo consapevole.
Il problema della pornografia, però, non è la decodificazione dei messaggi. Sviluppare un senso critico nel discernere immagini o testi ha pienamente senso nelle informazioni, nel mondo reale quotidiano, perché aiuta ad avere una propria idea maturata e calibrata e a prendere decisioni in base ad essa.
Ma quando si tratta di filmati porno, parliamo di attività visive che minano profondamente la psiche di chi guarda. Le patologie della sessualità che emergono con maggiore reiterazione nei frequentatori dei siti a sfondo sessuale sono tra le tante: una importante riduzione del desiderio (16%), un aumento delle eiaculazioni precoci (4%)[3], un aumento della violenza e degli effetti negativi sulle emozioni inconsce, che portano a variazioni importanti nei comportamenti[4]. Questi tra gli innumerevoli effetti negativi.
Avvicinare un giovane a questi contenuti, di per se già disponibilissimi grazie agli smartphone e alla quasi impossibilità di controllo da parte del mondo adulto, apre ai ragazzi una finestra su un mondo costruito ad hoc per non farli più uscire.
La domanda finale ci sorge spontanea: può il mondo della pornografia definirsi “etico”?
Pensiamo che la pornografia di per se stessa non possa essere “etica”, in quanto mina volontariamente la coscienza di chi la segue, ne crea dipendenza con il solo scopo di un guadagno maggiore, e i giovani (e adulti!) non possono confrontarsi con queste immagini solo razionalmente per “sviluppare uno spirito critico”. Queste immagini lavorano ad un livello inconscio profondo, creando sconvolgimenti che vanno ben oltre il controllo che deriva da appuntamenti scolastici.
[1] https://www.pornotossina.it/2018/03/15/porno-violenza-la-denuncia-delle-attrici/
[2] Bridges, A. J., Wosnitzer, R., Scharrer, E., Sun, C. & Liberman, R. (2010). Aggression and Sexual Behavior in Best Selling Pornography Videos: A Content Analysis Update. Violence Against Women, 16(10), 1065–1085. doi:10.1177/1077801210382866. See also Whisnant, R. (2016). Pornography, Humiliation, and Consent. Sexualization, Media, & Society, 2(3), 1-7. doi:10.1177/2374623816662876 (Arguing that “pornography’s
[3] https://www.pornotossina.it/2015/06/05/il-78-dei-giovani-italiani-visita-siti-porno-con-conseguenze-devastanti/
[4] https://www.yourbrainonporn.com/it/relevant-research-and-articles-about-the-studies/porn-use-sex-addiction-studies/do-varying-levels-of-exposure-to-pornography-and-violence-have-an-effect-on-non-conscious-emotion-in-men-2020/
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