Il momento delle presentazioni è tipicamente carico di curiosità, empatia, desiderio di mostrare il meglio di sé, a volte un po’ di ansia…
Ci capita però di dimenticare che i primi a poter gustare e credere nel meglio di noi, siamo proprio noi stessi! È risaputo infatti che il primo passo per stare bene con l’altro e sentirsi in libertà, è conoscere ed essere in pace con se stessi. È solo conoscendoci sempre di più che potremo amarci per quelli che siamo; e amarsi è partenza per andare verso l’altro, per creare comunione con l’altro.
A pensarci bene, quindi, diventa fondamentale conoscere il proprio mondo, fatto di esteriorità e interiorità, di infiniti e confini.
In particolar modo, qui vogliamo porre l’attenzione su un aspetto tanto profondo e pregnante, come quello della femminilità.
Gli uomini non si sentano per questo meno coinvolti: molto prezioso sarebbe che noi donne riuscissimo sempre di più ad aprirci generosamente e condividere queste sfumature di noi con l’uomo che ci ama e che abbiamo accanto nella vita, per entrare più profondamente in comunione con lui.
Femminilità dunque: ma quando è iniziata in noi? Ovviamente ci appartiene dall’origine della nostra vita perché non è qualcosa che si ha ma un modo di essere. Certo, però, è bello prendersi un attimo di pausa e ricordare il primo momento in cui ci siamo sentite donne. Quando, per esempio, da piccole, ha fatto capolino quel curioso avvenimento dal nome menarca (primo ciclo): può essere stato vissuto come un momento di festa, anche se sicuramente non tutte avranno reagito esattamente con gioia. C’è chi ha festeggiato con una pizza, chi ha nascosto le mutandine sperando di ritardare di un mese l’accettazione del fatto e la comunicazione alla famiglia…
E la comparsa del muco cervicale? Sarà una malattia?? Il bottone mammario, magari solo da un lato? Che imbarazzo… E il nervosismo dovuto al progesterone, è per caso un’attenuante per un’eventuale detenzione carceraria? E il desiderio sessuale che aumenta o diminuisce a seconda del momento del ciclo mestruale? Tutto ciò si riassume in una sola, portentosa parola…DONNA.
Con quel primo ciclo ecco quante domande! E quante, a distanza di anni, emergono, sempre nuove e diverse.
È importante iniziare a conoscere tutta questa bellezza per poterla abbracciare, per capire che è proprio questo ritmo vitale che ci rende uniche, sempre diverse, mai banali, sensibili… anche un po’ rompiscatole in alcuni momenti, giusto per dar scientificamente ragione ad un cliché!
Di qui la necessità di trovare punti di riferimento durante la crescita con cui parlare della nostra fisicità, che può farci sentire belle e sicure di noi o crearci imbarazzo e vergogna, delle nostre paure, della nostra profondità o sensibilità. È importante, per esempio, il rapporto con i genitori: la mamma come modello per amarsi e prendersi cura di sé, il padre che accoglie, custodisce e fa sentire speciale.
Un passo in più, per essere livello pro, è costituito dalla conoscenza di ciò che avviene all’interno del nostro corpo, il significato e il ruolo fisiologico più profondo di ciò che accade a livello ormonale e organico. Di qui l’utilità dei metodi naturali.
«I metodi naturali? Roba da Neolitico!!». In effetti potrebbe essere vero, anche nel Neolitico esisteva il ciclo mestruale…e sicuramente le donne dell’epoca, se erano delle attente osservatrici, avranno notato dei ciclici cambiamenti del proprio corpo. Che avanti!
Ma non credo che i “sui generis” scienziati del tempo, vestiti di pelle di gnu, avessero approfondito il tutto con ecografie e prelievi del sangue. I metodi naturali propriamente detti non nascono esattamente nel Neolitico!
Con il progresso della scienza, qualche passo in più ha permesso di guardare la fertilità non più come un dato di fatto tanto meraviglioso quanto sconosciuto e soggetto a casualità, ma come dono consapevole per poter vivere coscienziosamente questa ciclicità e le possibilità che ne derivano. Al giorno d’oggi i metodi naturali sono riconosciuti ufficialmente dall’OMS e, tenendo conto che il 34% delle donne italiane si dichiara in imbarazzo nel rapporto con la propria intimità fisica*, sono ciò che c’è di più innovativo per vivere a pieno la sessualità all’interno della coppia, rispettando le scelte di vita proprie del momento. Si intende cioè un valido aiuto alla conoscenza di sé: cosa avviene nel mio corpo durante il ciclo mestruale? Sono sempre fertile? Quand’è il momento più propizio per avere una gravidanza, che tanto sto attendendo insieme a mio marito? Come posso rimandare responsabilmente una gravidanza, in modo sicuro e senza intaccare l’intimità di coppia?
Spoiler: i metodi naturali, oltre che un aiuto per una valutazione iniziale della salute riproduttiva, possono aiutare a conseguire una gravidanza con successo nel 70% dei casi di infertilità. Per quanto riguarda la possibilità di evitare una gravidanza, l’indice di Pearl (gravidanze non pianificate ogni 100 donne/anno) è di 0,4* in uso corretto e di 8 in uso tipico o approssimativo – dati paragonabili alla pillola anticoncezionale, con uno 0,3 in uso corretto e 7 in uso tipico*.
Continuando la nostra “list of questions”: cosa significa se sento qualcosa che “cola” a livello vaginale, anche se non devo andare al bagno? E in certi giorni, tutto questo muco…? Perché il desiderio sessuale non è sempre uguale, è colpa mia? E la secchezza vaginale in menopausa?
Sono domande che una donna, o una coppia, ha la possibilità di prendere in mano, per poter vivere un’intimità più ricca e consapevole.
Ricordando che le prime a potersi conoscere e le prime chiamate a imparare ad amare il nostro corpo e il nostro labirintico mondo, siamo proprio noi.
Lucia Zanetti, insegnante diplomata INER Italia
FONTI:
1*ricerca svolta da Essity, gennaio 2020
2*Benedetta Frigerio – www.tempi.it – 2 marzo 2014
3*Studio della sezione di endocrinologia ginecologica dell’Università di Heidelberg, pubblicato dal periodico scientifico “Human Reproduction”
4*Dati dell’OMS, Family Planning – A global Handbookfor providers, Appendix A – contraceptive effectiveness, febbraio 2018
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